5 strane superstizioni dei golfisti

Gli sportivi professionisti sono superstiziosi, si sa. Quale che sia la disciplina, hanno i loro rituali scaramantici da portare avanti prima e durante la competizione.
I golfisti non fanno eccezione: buona parte dei grandi sono scaramantici, chi più chi meno.
Vediamo quindi quali sono le superstizioni dei golfisti più strane.

La maglia rossa di Tiger Woods

Quando pensi a Tiger Woods, la prima cosa che ti viene in mente è una maglia rossa? È normale, dato che il campione indossa una polo rossa nel giro finale.

Ormai il rosso è diventato il suo colore simbolo, ma per quale motivo? Superstizione, ovviamente.

Tiger Woods ha scelto il rosso come suo colore dietro consiglio della madre.
Secondo la donna, il rosso tira fuori il massimo del potenziale e dell’energia dal figlio, aiutandolo sul campo.
Woods, da bravo figlio, ha seguito il consiglio della madre e ha continuato a vestire di rosso sul green.

Sarà merito del suo “Victory Red”, se ha vinto 108 tornei professionistici?

Ci permettiamo di dubitarne.

I vestiti rosa di Paula Creamer

Paula Creamer è detta la “Pantera Rosa” per due ragioni: la sua combattività in campo; l’amore per il colore rosa. Il risultato di questo strano mix è una una graziosa ragazza bionda vestita color confetto, dietro la quale si nasconde una golfer feroce e per niente dolce. Almeno sul campo.
Ormai si dà per scontato che la Creamer vesta di rosa in nome di qualche credenza superstiziosa. Lei nega con forza: a sentire la giocatrice, l’unica ragione è che adora il rosa.

In compenso, ha confessato una serie di altri piccoli rituali scaramantici.
• Far rimbalzare il driver due volte nella sacca.
• Segnare lo score con un evidenziatore, ogni volta diverso.
• Non indossare mai lo stesso outfit in campo.
• Eseguire tre putt prima di ogni giro.


Le palline “scariche” di Ernie Els

Se non potesse accedere a un numero potenzialmente infinito di palline, Ernie Els avrebbe un problema.
Els è infatti abituato a cambiare pallina dopo ogni birdie, iniziando la nuova buca con una pallina “fresca”.
Considerando che Els colleziona non pochi birdies, la sua superstizione gli costa centinaia di dollari in più ogni anno.

Perché Ernie Els ha questa piccola fissazione? A sentire lui, fare un birdie prosciuga tutte le potenzialità della pallina, che quindi risulta “scarica” e inutilizzabile. Ecco perché preferisce ricominciare con una pallina la cui fortuna sia ancora intatta.

I penny coniati prima del 1970 di Davis Love III

Davis Love III segna la pallina sul green usando una moneta. Non c’è niente di speciale in questo, no? Sarebbe così, non fosse che Love III usa soltanto monete coniate prima del 1970, meglio se nel 1964. Da quando la voce si è diffusa, le persone hanno iniziato a regalargli penny coniati quell’anno, affinché non rimanga mai senza.


Ci sono due ragioni per questa fissazione: Danis Love III è nato proprio nel 1964; il 64 è un buon punteggio, quindi è un numero “fortunato”.

Le palline numerate di Retief Goosen

Ciascun golfista segna le proprie palline in modo diverso. Alcuni ci disegnano una linea sopra, altri la firmano, altri ancora ci fanno un disegnino sopra. Non c’è una regola precisa. Retief Goosen usa numeri ben precisi, ad esempio. Sarebbe un’abitudine tutto sommato normale, se non usasse una numerazione sempre diversa per ciascun round.

Durante il primo round, Goosen usa solo palline segnate con il numero 4; durante il secondo round usa solo palline con il numero 3 e via così, fino al numero 1 per il quarto round.


I rituali funzionano davvero?

In un certo senso, tutti questi piccoli rituali aiutano davvero sul green. Rappresentano infatti una routine che aiuta a preparare il colpo, tranquillizzando i giocatori e allontanando i cattivi pensieri. Non fanno nulla per scongiurare la sfortuna, questo è ovvio, ma preparano la mente alle sfide che il corpo dovrà affrontare.


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