Campione di golf in 6 anni? Il sogno (im)possibile di Dan McLaughlin

Dan non è uno di quegli uomini cresciuto a pane e golf, che sia chiaro. Quando era bambino, non passava i pomeriggi sul campo da golf insieme a suo padre. Crescendo, non si è iscritto alla squadra di golf della scuola, né ha passato lunghi pomeriggi ad allenarsi. Da ragazzo, non ha mai toccato una mazza da golf e non ha mai giocato con gli amici. 

Dan non è mai stato un golf addicted. Fino ai trent’anni, quando decide di diventare un giocatore di golf professionista in 6 anni. Follia?

 

 

Non ti svegli una mattina con l’idea di diventare un golfista di successo, specie se non hai mai giocato a golf in vita tua. Cioè, lo puoi fare se hai 10, 12, 15 anni e tutta la vita davanti, ma non se sei una persona adulta. Insomma, è un’assurdità! No?

Il piano di Dan è di sicuro audace, ma molto meno folle di quello che potrebbe sembrare. Per capire il perché, dobbiamo però fare un passo indietro e tirare in mezzo altri tre personaggi: Malcolm Gladwell, Geoff Colvin e K. Anders Ericsson. No, neanche loro sono golfisti. Il primo è un sociologo, il secondo è un economista e il terzo è uno psicologo. 

I tre figuri di cui sopra hanno una cosa in comune: hanno tutti e tre studiato i meccanismi dietro alla nascita dei grandi talenti. C’è di più: tutti e tre hanno smontato il concetto di talento naturale. Non si nasce grandi golfisti – o pittori, scrittori, musicisti – ma lo si diventa.

Il primo a parlarne, nonché il più famoso, è stato Malcolm Gladwell. Nel suo libro “Fuoriclasse”, il sociologo dimostra che il talento è solo frutto di tanto, tanto, tanto esercizio. Con 10.000 ore di pratica chiunque sarebbe in grado di padroneggiare qualsiasi disciplina.

Geoff Colvin e K. Anders Ericsson approfondiscono il concetto in “La trappola del talento” e in “Numero 1 si diventa”. Per loro la chiave sarebbe non tanto la pratica in sé, quanto la pratica intenzionale, ovvero quella mirata a correggere le proprie debolezze.

 

  • Il Dan Plan

 

Comprese le teorie alla base, l’idea di Dan di diventare un golfista ha molto più senso. Il golf non è uno sport con forti barriere fisiche, come invece il basket o la pallavolo: i golfisti sono alti e bassi, snelli e tarchiati, giovani e vecchi. Ciò che conta davvero è la dedizione, l’impegno con cui ti alleni. 

In teoria, chiunque potrebbe diventare un grande golfista. Questo a patto che si alleni con costanza, per tante ore al giorno, sforzandosi di correggere le proprie debolezze con esercizi mirati. La vera barriera non è il “talento”, ma la volontà e la possibilità di buttarsi anima e corpo nella disciplina. Possibilità che Dan ha.

Nel 2010, Dan fa due calcoli e lascia il lavoro: i suoi risparmi gli consentiranno di vivere di rendita per circa 6 anni. In questo lasso di tempo, potrà dedicarsi anima e corpo al golf, imparando la tecnica e temprando il fisico. Il suo obiettivo è semplice: diventare un golfista professionista prima che i soldi finiscano.

A 18 mesi dall’inizio del suo folle piano, i risultati cominciano a vedersi: finisce la sua prima partita  ufficiale. Il suo handicap è 8,7; non male, se consideriamo che gioca da meno di due anni. Nel 2014, il suo handicap arriva a 2,6. Il suo obiettivo è scendere sotto il 2, ma le cose non vanno come previsto.

 

  • Ce l’ha fatta?

 

Sarebbe bello dire che il piano di Dan ha avuto successo e che sì, è riuscito a diventare un golfista di professione. Purtroppo, non è così. Arrivato a 6.003 ore di pratica, la sua schiena decide di abbandonarlo.

Per sei mesi, Dan è costretto ad astenersi da qualsiasi attività fisica. Nel 2015, il suo handicap è tornato a 5 e la sua schiena migliora lentamente. È qui che iniziano i problemi: Dan si rende conto che i risparmi non basteranno per sostenere la sua impresa, non con questi ritardi. Soprattutto, non è abbastanza ossessionato dal golf da andare avanti.

Il Dan Plan si arena.

Nonostante il finale un po’ triste, non si può parlare di un vero fallimento. Dan McLaughlin ha dimostrato che l’allenamento costante può portare a grandi risultati, anche in età “avanzata”. Lui è la prova vivente che, con la giusta motivazione e allenamenti mirati, c’è un campione dentro ogni golf addicted.


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