Cosa c’entra il golf con la musica? Niente, in effetti. Da una parte c’è uno sport nel quale devi lanciare una pallina in una buca, con il solo ausilio di una mazza. Dall’altra c’è un insieme di note assemblate per produrre suoni piacevoli. Se ci fermassimo ad analisi superficiali del genere, non troveremmo quindi nessun punto in comune tra Tiger Woods e Mozart.
Il punto è che a noi le analisi superficiali non piacciono.
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Due “enfant prodige” che hanno stupito il mondo
Tiger Woods è un po’ il Mozart del golf, con tutti i distinguo del caso. Proprio come il musicista, inizia giovanissimo a praticare la propria arte e a raccoglierne i frutti. Prima di diventare un professionista, si fa valere in un gran numero di tornei amatoriali, mentre studia a Stanford. Probabilmente i suoi studi – nonché la legge – sono l’unica ragione per cui non comincia a esibirsi a 5 anni, come Mozart.
A soli 21 anni, Woods diventa il campione degli U.S. Masters più giovane della storia, vincendo con un punteggio record di 270. Lo stesso anno, polverizza gli avversari anche ai British Open con un punteggio di 64. Negli anni successivi, colleziona decine di vittorie ed è stato per 10 volte Giocatore dell’Anno della PGA. Un fenomeno, insomma.
Noi, umili golf addict, non possiamo che guardare tutto questo e stupirci. Sia Tiger Woods sia Mozart hanno cambiato la storia della propria disciplina, battendo avversari ben più vecchi ed esperti di loro. Una cosa del genere è possibile solo con un talento incredibile.
O forse no.
È stato davvero tutto merito del talento?
Nessuno può macinare successi del genere senza un enorme talento, o no? In realtà, no. La storia di Tiger Woods e di Mozart è per molti versi simile e, in entrambi i casi, spiega buona parte del loro successo.
Partiamo da Mozart, colui che a soli 21 anni compone il “Concerto per piano n. 9”, la sua prima grande opera. Il padre, Leopold Mozart, è agli stesso un musicista e compositore. Questo significa che il talento scorre nel sangue? No, significa che Wolfgang cresce in un ambiente nel quale si ascolta e si fa tanta musica, sempre. Soprattutto, significa che il piccolo Mozart impara a suonare da piccolissimo.
E Tiger Woods? Non ti dovrebbe sorprendere scoprire che il padre, Earl Woods, è un golf addict. Woods Senior tira palline sotto lo sguardo attento del figlio di 7 mesi. A 2 anni, il piccolo Tiger gioca regolarmente insieme al papà. Padre e figlio dedicano ogni attimo libero per esercitarsi, fare esercizio muscolare, giocare sul campo.
È questo che rende Tiger Woods e Mozart così simili: hanno cominciato giovanissimi sulla spinta di un genitore, si sono appassionati alla loro disciplina, hanno continuato ad esercitarsi a ritmi folli.
Il talento non c’entra.
Nessuno nasce per giocare a golf (o suonare)
Sapendo quanto detto sopra, i successi precoci di Tiger Woods e di Mozart acquisiscono molto più senso. Quando a 21 anni compone la sua prima opera immortale, Mozart ha alle spalle quasi 20 anni di addestramento. È più di quanto possa dire gran parte dei musicisti trentenni. Lo stesso vale per Tiger Woods: quando vince a 21 anni, sono almeno 19 anni che gioca regolarmente.
La storia del “talento innato” di Tiger Woods viene approfondita ed esaminata da K. Anders Ericsson, che ne parla nel libro “Numero 1 si diventa”. Qui lo psicologo svedese racconta come il campione ricevette la sua prima mazza da golf – giocattolo – a solo 9 mesi. Spiega anche come quello che noi chiamiamo talento, che sia per la musica o per il golf, sia solo il risultato di un addestramento costante.
Il concetto è così affascinante da aver spinto il fotografo Dan McLaughlin, che non aveva mai giocato a golf, a cercare di diventare un professionista. Questa però è un’altra storia.
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