Cyril Walker, una giocata da galera

In teoria, per giocare 18 buche servono circa 4 ore. Le tempistiche variano a seconda della difficoltà del green, dell’esperienza di chi gioca, del tempo perso in chiacchiere con gli amici. Salvo casi particolarissimi, è però difficile che si vada oltre la canonica mezza giornata.

Neanche a dirlo, Cyril Walker è uno di questi casi particolari.

Chi va piano va sano e va lontano?

Immagina quel tuo amico golf addict lento, ma così lento, da mettere a dura prova la pazienza di tutti. Non ti viene in mente? Allora probabilmente quell’amico sei tu. Ad ogni modo, moltiplica per cinque volte la lentezza del tuo amico e avrai un’idea del gioco di Cyril Walker.

Prima di ogni tiro, Walker esamina il green in maniera dettagliata: ostacoli nascosti, avvallamenti, discese, salite… Insomma, tutto. Poi, ovviamente, sposta la sua attenzione sul terreno immediatamente attorno alla pallina. Non c’è sassolino che non riceva un lungo sguardo critico dal giocatore, né ciuffo di erba, né zolla di terra. Per essere sicuro di aver guardato tutto per bene, ripete l’intera operazione un altro paio di volte: non si sa mai.

E poi ci sono gli swing: è sempre meglio farne qualcuno di prova, prima di tirare. Ma sì, 2, 3, 8, 12 swing di prova. Ogni santissima volta.

Per qualche strano motivo, Cyril Walker non è granché popolare tra gli altri golfisti. Quando tra i partecipanti a un torneo c’è anche lui, puoi stare certo che le cose andranno per le lunghe. Gli organizzatori hanno preso l’abitudine di piazzarlo nell’ultimo tee time, così da far andare avanti gli altri. Quanto al resto dei giocatori, non è raro vederli giocare a carte mentre Walker conta i sassolini sul campo.

A pensarci bene, è strano che gli eventi dei Los Angeles Open 1929 non si siano verificati prima.

Lo strano caso dei Los Angeles Open

Los Angeles Open 1929, Cyril Walker è tra i partecipanti. Uno degli altri giocatori è il campione Paul Runyan, che racconterà tutta la storia nel libro “Gettin’ to the Dance Floor”.

Il gioco sta andando come al solito: Walker esamina ogni dunetta del green e gli altri partecipanti sono ben più avanti. Questa volta, però, gli organizzatori paiono aver perso la pazienza: Walker si deve dare una mossa e non si può – di nuovo – fare notte per colpa sua. Se non lo capisce con le buone, lo capirà con le cattive.

All’altezza della quinta buca del primo round, una coppia di giudici si avvicina a Walker e gli chiede di velocizzare il gioco in modo non troppo carino: o Walker farà come dicono loro, o sarà squalificato. Bisogna ammettere che i due non vanno per il sottile, forse nella speranza di suscitare un po’ di sano timore nel giocatore. Speranza vana, ovviamente.

Secondo Runyan, la risposta di Walker è qualcosa tipo: “Chi diavolo siete voi? Sono un campione degli U.S. Open, io, e gioco lento quanto cavolo mi pare!” Seguono insulti generici al torneo, definito un raduno di idioti e altre amenità del genere. Dopodiché Walker riprende il suo gioco più lento di prima, se possibile.

Un’ora e passa dopo, Walker ha finito ben tre buche. Quando è troppo è troppo: i giudici lo raggiungono di nuovo e gli comunicano che è squalificato. Il giocatore prende la notizia con la consueta signorilità: lui è lì per giocare e continuerà a farlo, che lo vogliano o no.

Pochi minuti dopo, sta ripetendo la cosa a un paio di agenti della sicurezza, che lo portano via scalciante e urlante.

La tragica fine di una commedia

A leggerla quasi un secolo dopo, la strana storia di Cyril Walker squalificato per eccessiva lentezza fa anche abbastanza ridere. Purtroppo la vicenda è ben più tragica.

Torneo dopo torneo, Walker fa sempre più fatica a giocare e si rifiuta comunque di accelerare il suo gioco. Comincia a bere, diventa un alcolista. Ormai i tornei sono un ricordo lontano.

Nel 1940, lavora come caddie a Miami e poi sparisce nel nulla. Si dice che sia morto nel 1948, in galera.


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