Il Giappone è un paese di golf addict, anche se in pochi lo sanno. Con i suoi 2.500 campi da golf e passa, il Giappone vanta infatti più campi da golf di tutti gli altri paesi asiatici messi insieme. Si tratta di una vera e propria superpotenza del golf, la cui storia è degna di un fumetto d’avventura.
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Come il golf è arrivato in Giappone
Il primo campo da golf giapponese nacque nel 1903, ad opera dell’immigrato inglese Arthur Hesketh Groom. L’uomo viveva in Giappone da circa 25 anni, quando cominciò a sentire la mancanza di quello sport tanto amato nella terra natia. Decise quindi di realizzare il Kobe Golf Club.
Il golf club di Groom era tutto sommato una mera curiosità occidentale, che poco aveva a che fare con la cultura del posto. Eppure, man mano che il tempo passava, anche i locali cominciarono a provare interesse per il golf. Nel 1913, nacque il Tokyo Golf Club, il primo club fondato da giocatori giapponesi per altri golf addict giapponesi. Ciononostante, il golf continuò ad essere uno sport di nicchia.
Il vero fiorire del golf in Giappone si ebbe dopo la seconda guerra mondiale, quando il paese stabilì contatti stabili con gli Stati Uniti. Sotto l’influenza degli americani, la popolarità dello sport crebbe. Nacquero nuovi campi da golf, i golfisti giapponesi cominciarono a distinguersi nei grandi tornei internazionali. Nel 1973, fu organizzata la prima edizione del Japan Golf Tour.
Il vero boom doveva ancora arrivare, però.
200.000 dollari per iscriversi a un golf club?!
Pagare 200.000 dollari per l’iscrizione a un golf club non è una stranezza, in certi ambienti. Esistono club così esclusivi da accettare solo iscrizioni dietro invito, con quote ben più alte di questa. Allora perché la cifra è così impressionante?
Perché, secondo un articolo del 1990 pubblicato sul Chicago Tribune, questo era il prezzo medio per l’iscrizione a uno dei 1700 golf club privati diffusi sul territorio. Non il prezzo di un club privato prestigioso. Il prezzo medio.
Tra gli anni ‘70 e ‘80, l’economia giapponese crebbe, la popolazione divenne più ricca e intraprendente. Il golf, lo sport statunitense per eccellenza, divenne sinonimo di affari chiusi giocando su distese verdeggianti, tra uno swing e l’altro. Sempre più uomini d’affari decisero di iniziare a giocare e il numero dei campi crebbe, ma lo fece troppo lentamente rispetto alla domanda.
Il prezzo delle iscrizioni ai golf club crebbe insieme al loro successo, trasformando davvero il golf in uno sport per ricchi. Per giocare bisognava prenotare con mesi di anticipo, non solo nei golf club più prestigiosi. Le banche iniziarono a concedere prestiti per pagare le quote d’iscrizione. Chi se lo poteva permettere, cominciò a offrire milioni di dollari per entrare nella ristretta cerchia dei club privati.
La situazione divenne surreale e, man mano che l’economia cominciava a peggiorare, si preparò ad esplodere.
Giocare a golf in Giappone oggi
Oggi giocare a golf in Giappone costa molto meno: i tempi dei prestiti per iscriversi a un golf club sono passati da un pezzo. Nel 1992 la bolla del mercato immobiliare giapponese esplose, lasciando in mezzo a una strada una cospicua fetta degli iscritti ai golf club. Stranamente, anche le quote associative cominciarono a calare.
Buona parte dei campi da golf giapponesi odierni sono aperti al pubblico, alla portata pressapoco di tutti. Un round da 18 buche costa tra i 50 e i 100 dollari a persona, comprensivo di pranzo e cart. Giocare nei campi più prestigiosi costa di più, com’è ovvio, ma è un’esperienza memorabile. Il Giappone vanta infatti alcuni dei campi da golf più belli al mondo, veri e propri capolavori d’architettura.
Per un golf addict occidentale, il problema maggiore del golf giapponese è la lingua. Le indicazioni sui campi sono tutte in giapponese ed è raro che gli addetti parlino inglese. Prima di partire per testare i green del paese, quindi, cerca una buona guida locale.
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