Il golf non è un gioco di squadra”, Secondo Brooks Koepka

Dal 2017, Brooks Koepka è una presenza fissa nella top 10 dell’Official World Golf Ranking. Vi è entrato al settimo posto, ha conquistato il primo nel 2018 e nel 2019, dopodiché è sceso in sesta posizione. Eppure, il suo approccio al gioco è forse uno dei più freddi di cui abbiamo testimonianza.

Niente gesti scaramantici (evidenti). Niente imprecazioni o facce contrite quando sbaglia un colpo. Niente uscite post-gioco con gli altri golfisti. Un robot del golf? No, qualcuno con una filosofia di gioco tutta sua.

Contro il campo o contro gli altri giocatori?

Nel calcio o nel basket, è palese che gli avversari siano quelli dell’altra squadra. Quando giochi, l’obiettivo è sia fare punto sia impedire agli altri di farlo a propria volta. Nel golf, quest’ultimo concetto non esiste: non puoi placcare l’avversario né intimidirlo. L’unica cosa che puoi fare per batterlo è giocare meglio di lui.

Dato quanto detto sopra, c’è tutta una scuola di pensiero seconda la quale il vero avversario del golfista sarebbe il campo da golf stesso. Di conseguenza, gli altri giocatori sarebbero soltanto persone coinvolte nella tua stessa personalissima sfida. Persone con cui puoi andare a bere una birra dopo il round, con le quali puoi perfino allenarti e fare amicizia. Brooks Koepka è di tutt’altro avviso.

Per il campione, la parola d’ordine è “mai fraternizzare con il nemico”. Quando un giornalista di GQ gli chiede qual è il rapporto con gli altri partecipanti ai tour, Koepka si spinge a dire:

“Questa cosa può essere letta nel modo sbagliato, ma ho già abbastanza amici. Non ho bisogno di farmene altri. Solo perché lavoriamo insieme, non significa che noi si debba per forza essere amici.”

Il che si traduce in un bel: “preferisco non averci niente a che fare, o quasi”. Secondo Koepka, stringere amicizia con qualcuno contro cui competi è un errore capitale. In primo luogo, non riesce mai ad andare oltre il risentimento verso chi ha fatto meglio di lui. In secondo luogo, secondo lui un modo per ostacolare l’avversario c’è anche nel golf.

Il golf è un gioco di testa

Nel golf non puoi essere molto esplicito, almeno sul campo. Dileggiare o cercare di intimorire gli avversari è impensabile. Non esiste un corrispettivo dell’Haka degli All Blacks, nel golf. Secondo Koepka non è proprio così, però.

Quando è sul green, Brooks Koepka sta ben attento a captare qualsiasi spunto possa arrivare dagli avversari. Indizi sulle condizioni del campo, sulla direzione del vento, su tutte quelle piccole variabili che possono decidere l’esito di un colpo. Allo stesso tempo, sta ben attento a non lasciar trasparire nessuna di queste preziose informazioni: rimane impenetrabile, affinché nessuno possa “strappargli” indizi che potrebbero tornare utili per fare meglio di lui. Ma non è l’unica ragione.

Un caso è emblematico è lo scontro tra lui e Tiger Woods, all’Augusta National. Koepka sbaglia un colpo fondamentale, che gli costerà il round. Un’imprecazione a mezza voce o un’espressione di rammarico sarebbe più che normale, ma lui non fa nulla di tutto questo. Lui pensa a Tiger Woods che lo sta guardando, agli altri giocatori, e riflette su come potrebbe essere letta la situazione.

Se impreca, tutti sapranno che è stato un errore suo. Se invece non fa niente, potrebbe essere stato un errore come un avvallamento imprevisto come una folata di vento… Se rimane imperturbabile, insinuerà il tarlo del dubbio negli altri giocatori, che inizieranno a chiedersi se non ci sia qualcosa che è sfuggito loro. Se sono giovani o un po’ troppo ansiosi, li distrarrà con preoccupazioni che prima non c’erano.

Certo, nel golf non puoi attaccare l’avversario. Non esplicitamente, forse, ma Brooks Koepka ha deciso di farlo usando la testa.

A volte funziona, altre volte no: fa anche questo parte del gioco.


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