Jason Day, il campione nato ricco solo dentro

Uno dei grandi miti del golf è che sia uno sport solo per ricchi. Per certi aspetti il golf è davvero uno sport costoso, ma non è comunque un’esclusiva di chi sta bene. La storia di Jason Day lo dimostra, in un certo senso.

Oggi Day è uno dei più grandi – e ricchi – golfisti al mondo. Eppure, il campione ha avuto un’infanzia terribile e anche molto povera. Dopo la morte del padre, la madre faticava perfino a mantenere i figli. Come ha fatto a diventare ciò che è oggi, nonostante gli stenti?

Ecco la sua storia.

Quanto in basso si può scendere?

A onor del vero, i problemi di Jason Day iniziano molto prima della morte del padre. Alvyn Day non è un buon padre; non da quanto emerge nelle storie, quanto meno. L’uomo ha problemi di alcool e questo lo porta ad entrare e uscire dalla riabilitazione. Ciò che è peggio, è violento sia con la moglie sia con i figli. L’unica cosa buona? Quando Jason compie 6 anni, lo introduce al golf.

L’uomo porta a casa delle vecchie mazze da golf recuperate chissà dove e le regala al figlio. Ogni fine settimana, prende Jason e lo porta a giocare in un piccolo campo da golf, poco lontano da casa. Il bambino adora questi momenti e adora il golf, nonostante il padre punisca ogni errore fatto sul green a suon di sberle.

Quando Jason ha 11 anni, il padre si ammala di tumore e muore. La famiglia, le cui fondamenta sono già deboli, crolla. In casa ci sono pochi soldi, il ragazzino comincia a infilarsi in piccole risse a scuole. Comincia anche a bere, iniziando a percorrere lo stesso sentiero del padre.

A 12 anni, Jason Day è a un passo dall’alcolismo, se non già oltre.

Sua madre non sopporta di vederlo così e capisce che c’è solo una cosa che può salvare suo figlio: il golf.

La salvezza arriva dal golf

Jason ha appeso le mazze da golf al chiodo, forse per sempre. La sua vita sembra segnata: alcool, risse, povertà e una morte prematura. È allora che sua madre decide di ipotecare la casa per la seconda volta. Con i soldi così ottenuti e l’aiuto di uno zio, manda il figlio alla Kooralbyn International.

La Kooralbyn International è una scuola privata famosa per i suoi programmi atletici. Da lì escono alcuni dei migliori atleti al mondo, tra i quali qualche futuro avversario di Jason. Quando però il ragazzino si mette in viaggio, l’unica cosa che prova è solitudine e rabbia. Lo stanno spedendo in mezzo al niente, da solo, con in spalla solo mazze da golf decrepite e qualche fumosa speranza.

È tutto inutile.

In parte ha ragione: la Kooralbyn International è davvero in un angolo d’Australia dimenticato da Dio. Nei paraggi ci sono solo campi sportivi, erba, ancora campi sportivi e ancora erba. Non ci sono bar dove ubriacarsi, non ci sono piccoli spacciatori, non ci sono poco di buono con cui fare a botte. Non c’è niente di niente. Ed in fondo è meglio così.

Da 0 a 43.6 milioni di dollari

Jason Day comincia la sua carriera da professionista nel 2006, iniziando subito a giocare negli eventi del PGA Tour. L’emozione che più collega a questo periodo? Sollievo. Jason guarda il proprio conto in banca e si rende conto che i soldi non sono più un problema: sua madre non si è rovinata per niente. Più va avanti, più la situazione migliora, almeno su quel fronte.

A maggio 2010, Jason Day diventa il golfer australiano più giovane ad aver vinto un evento del PGA Tour. Nonostante abbia solo 23 anni, inizia a giocare nei major. Si classifica nella top 10 del PGA Championship, mentre nel 2011 arriva secondo sia agli U.S. Open sia ai Masters. Dal 2010 al 2019, Jason Day guadagna circa 43.6 milioni di dollari.

I soldi non sono decisamente più un problema. Jason si sposa, ha due figli, continua a giocare e ad accumulare successi.

È una bella storia non c’è che dire. Sarebbe ancora più bella se il passato non avesse lasciato cicatrici sull’anima di Jason, che fa fatica a dormire e qualche volta attraversa periodi neri. Però va bene anche così: in fondo la perfezione esiste solo nelle favole


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