Il venticinquenne Jon Rahm è stato il secondo spagnolo nella storia del PGA Tour a toccare la vetta: primo in classica, migliore Professional al mondo. Sarà merito di una mente fredda, temprata dal duro esercizio e dalle ore sul green, come nel caso di Brooks Koepka? Non proprio.
Oltre che essere il miglior golfista al mondo, Jon Rahm potrebbe essere anche il più fumantino. Passionale e facile all’ira, sempre pronto a litigare un po’ con tutti, Rahm ricorda proprio il grande Caravaggio: geniale quanto sregolato e, se non sta attento, vittima del suo stesso caratteraccio.
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Lo chiamavano Rahmbo
Capita a tutti di colpire male la pallina o di calcolare male la distanza di un ostacolo: la pallina cade più lontana dalla buca di quanto avremmo voluto o, nei casi peggiori, finisce dritta in un bunker. Rimanerci male è normale, ma il bon ton sul green impone di mantenere il decoro in qualunque situazione.
A volte sembra che Jon Rahm abbia dimenticato questa semplice quanto fondamentale regola.
Nel 2016, la giovane promessa del golf entra a far parte del circuito professionistico statunitense. Si fa riconoscere subito per due motivi: la fisicità ingombrante, dato che è alto 188 centimetri e pesa un centinaio di chili; le reazioni poco eleganti. Jon Rahm prende le mazze da golf a calci, lancia i rastrelli, discute con i giudici di gara. Insomma, fa tutto quello che un Professional – o un Amateur, se è per questo – non dovrebbe mai fare sul green.
Quando Jon Rahm inizia a dare spettacolo sul green in questa maniera, i giornalisti pensano subito a un altro personaggio grande e grosso, con un bel caratteraccio e con un nome simile al suo. Nasce così il nomignolo “Rahmbo”, che probabilmente il giovane campione porterà con sé fino a fine carriera.
La dura strada verso la pace dello spirito
Il soprannome è rimasto ed è probabile che rimarrà. Ad onor del vero, però, John “Rahmbo” Rahm sta seguendo un percorso per imparare a controllare la propria rabbia. Al di là dell’ovvia maleducazione di certe reazioni, gli scoppi di rabbia possono influire anche sulla qualità del gioco.
La rabbia tende a chiamare altra rabbia, acceca, rende distratti. Quando ti arrabbi molto per un errore fatto, è facile perdere il controllo e farne subito un altro. La meditazione sul campo da golf è utile anche per questa ragione: ti consente di trovare la calma necessaria per affrontare le difficoltà nel modo migliore. Rahm ha capito questo concetto, anche se lo applica un po’ a modo suo.
In un’intervista, Rahm parla del suo percorso psicologico per diventare un golfista e anche una persona migliore. A detta sua, nessuno dei suoi psicologi dello sport avrebbe lavorato per cancellare le sue manifestazioni d’ira da un giorno all’altro. Piuttosto, l’obiettivo è riuscire a canalizzare questa energia in qualcosa di più produttivo.
Jon Rahm non è l’unico a avere un brutto carattere
Sarebbe ingiusto trattare il nostro “Rahmbo” come un unicum sul green. Il re Giorgio V diceva: “Il golf mi rende sempre così dannatamente arrabbiato.” Stiamo parlando di un Amateur, è vero. Un Amateur eccellente, ma pur sempre un Amateur. I Professional sanno come mantenere la calma, non è vero?
Più o meno. Quasi tutti.
Sergio Garcia è un altro spagnolo famoso per il suo temperamento, inquadrato mentre colpiva la sabbia del bunker ripetutamente. Rory Sabbatini è stato uno dei migliori golfisti del PGA Tour, nonché quello con il temperamento peggiore. Nel 2005, passò alla 18a buca mentre l’avversario Ben Crane doveva ancora finire la 17a, esasperato dalla sua lentezza. Ciliegina sulla torta, nel 2011 Pat Perez fece piangere due piccoli fan che gli stavano chiedendo un autografo.
Tutto sommato, Jon Rahm non è nemmeno il golfista con il carattere peggiore.
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