Bobby Jones, il genio del golf eterno Amateur

La figura di Bobby Jones è una delle più iconiche nel mondo del golf: fu una mente brillante, un giocatore di golf appassionato, nonché il fondatore di The Masters. Secondo alcuni, alla lista bisognerebbe aggiungere la voce “miglior giocatore di tutti i tempi”. Non sappiamo se sia davvero così, ma Jones fu indubbiamente l’Amateur che conquistò più vittorie in assoluto.

Ebbene sì, perché Jones non divenne mai un Professional.

Tante vittorie… da Amateur

Quello che colpisce di Jones è che avrebbe avuto tutte le carte in regola per vivere di golf. Nato nel 1902, veniva da una buona famiglia e non aveva problemi di soldi, il che gli avrebbe permesso di prendere qualsiasi strada desiderasse. Soprattutto, era un giocatore eccezionale. Iniziò a giocare a 6 anni e a 14 anni stava già distruggendo gli adulti sul green.

C’era solo un problema: il giovane Bobby Jones aveva davvero un caratteraccio. Per certi versi, era simile al fumantino Jon Rahm, di cui abbiamo già parlato.

Tra i 14 e i 21 anni, Jones salì agli onori della cronaca come uno dei giovani talenti più straordinari di quel periodo. Partecipava a tornei di portata nazionale, superava giocatori con il doppio degli anni e dell’esperienza. Eppure, vinceva davvero poco. Colpa del suo caratteraccio, appunto: quando il suo stesso gioco non lo soddisfaceva, prendeva e lasciava il campo. Qualche volta finiva per lanciare la mazza da golf, gesto inqualificabile in un torneo (e non solo).

La vera svolta arrivò quando imparò a controllare il proprio caratteraccio. Nel 1923, a 21 anni, Bobby Jones capì che non era il caso di mollare tutto, ogni volta che un tiro andava male. Strano ma vero, i risultati furono palpabili: tra il 1923 e il 1930, partecipò a 21 tornei nazionali e ne vinse 13. nel 1930, in particolare, vinse tutti e quattro i tornei principali dell’epoca: U.S. Open, U.S. Amateur, British Open e British Amateur.

Era sulla vetta del mondo del golf, quando decise di scendere.

Come divenne il padre di The Masters

Raggiunto l’apice del successo, Bobby Jones fece ciò che molti considererebbero assurdo: si ritirò ad appena 28 anni. A dire il vero, la sua fu una scelta molto ragionevole: l’ambiente del golf competitivo iniziava a stargli stretto e non aveva né il tempo né la voglia di starci dietro. Pur amando alla follia questo sport, preferiva lavorare come avvocato e dedicarsi al golf nel tempo libero.

Dedicarsi al golf nel tempo libero, che tradotto significa fondare uno dei più importanti golf club negli Stati Uniti e nel mondo. Nel 1930 Bobby Jones lasciò i tornei di golf, dopo aver raggiunto il proprio apice. Nel 1931, iniziarono i lavori per costruire l’Augusta National. Si dice che fosse stanco di giocare di fronte a folle di persone, il che lo spinse a creare un vero e proprio santuario.

Realizzato il santuario, nel 1934 Jones creò anche un’occasione per celebrarlo a dovere: l’Augusta National Invitation Tournament, che nel 1939 diventò The Master.

Genio del golf fino alla fine

Nonostante si fosse stufato di gareggiare, è evidente che Bobby Jones amasse il golf alla follia. Quanti golf addict possono vantare di aver costruito non una, ma ben due pietre miliari del golf? Quel che rende la storia ancora più straordinaria, però, è che dovette intervenire Madre Natura in persona per impedire a Jones di continuare a giocare.

Bobby Jones soffriva di dolori cronici alla schiena, il che non dovrebbe stupire nessuno: il mal di schiena è uno dei problemi più classici tra chi gioca. Più gli anni passavano, però, più questi dolori aumentavano.

Nel 1948, arrivò la mazzata: si trattava di siringomielia, una malattia che provoca cisti nel midollo spinale. Chi ne soffre deve evitare di sforzare la colonna vertebrale, il che significa niente golf. In prima persona, quanto meno: Jones continuò a presenziare a The Masters, la più squisita delle celebrazioni per il suo santuario.


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