Ormai è chiaro che il tempo sta cambiando e che, come si diceva una volta, “non ci sono più le mezze stagioni”. Si passa dal freddo al caldo estremo nel giro di pochi giorni, dal cielo piovono veri e propri sassi di ghiaccio, tempeste tropicali si abbattono nei luoghi più assurdi. E tutto questo come influenza il golf?
Golf e pioggia non vanno granché d’accordo, ma molti golf addict si adattano anche a condizioni meteo improbabili. Le storie più interessanti arrivano però dai tornei ufficiali, alcuni dei quali hanno subito davvero l’ira degli elementi.
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U.S. Open 1964
Nel 1964 il cambiamento climatico non è ancora un problema impellente, ma il meteo può comunque riservare grandi sorprese. Lo sanno bene i partecipanti allo U.S. Open di quell’anno, in particolare il vincitore Ken Venturi.
Le temperature del Congressional Country Club sono sempre abbastanza infelici, tant’è che l’AT&T National che vi si tiene ha la temperatura media più alta nel PGA Tour. Con l’U.S. Open del 1964 si raggiungono però nuove vette: si raggiungono e si superano i 37°C sul campo, l’umidità si taglia col coltello. Nessuno dotato di buon senso si azzarderebbe a uscire con un tempo così, figuriamoci fare sport.
Probabilmente Ken Venturi e colleghi sono un po’ carenti da questo punto di vista, perché giocano comunque la finale da 36 buche.
Le cose iniziano a mettersi male intorno alla 17a buca: Venturi trema, non è in sé. Per un attimo si teme che possa svenire sul posto, eppure riesce a finire il round con un ottimo risultato. Appena entrato nella clubhouse per la pausa di mezzogiorno, si accascia a terra. Il dottore arriva di tutta fretta e gli consiglia di interrompere la gara. La sua risposta è chiara: neanche per sogno!
Venturi bene, prende un po’ di sali e si rimette in carreggiata. Vince, nonostante tutto
U.S. Women’s Opens 1986
Il 1986 è un altro anno terribile per gli U.S. Open, anche se l’ira degli elementi si abbatte soprattutto sull’edizione femminile del torneo. Siamo a Dayton, in Ohio, e le cose iniziano malissimo: una cisterna deraglia e rilascia tonnellate di fosfati, che si trasformano in una nuvola tossica che ricopre la zona. Non proprio il migliore degli auspici.
Per fortuna si addensano dei fitti nuvoloni nel cielo, che fanno sperare in una bella pioggia che spazzerà via tutto. Peccato che il temporale si trasformi in una tempesta di fulmini. E non è ancora finita. Dopo la tempesta arriva un terremoto, ovviamente: come farsi mancare anche questo? Una volta tornato il sole si può giocare, però!
No? Ma certo che no: pare proprio che Qualcuno abbia deciso che questo torneo non si deve tenere. Dopo la nuvola tossica, la tempesta di fulmini e il terremoto, arrivano nugoli di zanzare mangiatrici di uomini. Dopo questa ennesima piaga d’Egitto torna però (questa volta davvero) il sole e le cose paiono calmarsi.
In tutto questo, le partecipanti riescono a completare 4 round entro domenica, seguiti da un playoff nel lunedì. Un vero miracolo, date le circostanze.
Hyundai Tournament of Champions 2013
L’isola di Maui è il posto ideale per organizzare un torneo di golf a gennaio: il clima è mite e il posto è bellissimo. Un sogno, motivo per cui lo Hyundai Tournament of Champions si tiene lì ogni anno, presso la Kapalua Plantation. Ciononostante, nel 2013 il sogno si trasforma in un mezzo incubo.
L’area è già di per sé ventosa, il che rende il clima piacevole e il gioco sfidante. Nel 2013, però, le cose sfuggono un po’ di mano: il vento è così forte da rendere il gioco impossibile. Dopo un po’ di tentativi, il torneo viene rimandato e ridotto a 54 buche spalmate su due giorni.
Olimpiadi di Tokyo 2020
Torniamo ai nostri giorni, con un disastro climatico degno di quello del 1964. Secondo gli atleti di tutte le discipline, le Olimpiadi di Tokyo vantano uno dei meteo più inclementi nella storia dello sport. Le temperature toccano i 34°C e il tasso di umidità è del 67%: una cappa fastidiosa quando stai fermo, soffocante quando ti muovi.
In tutto questo, una delle gare più sacrificate è stato il golf femminile. Non sono ancora iniziate che già si parla di accorciarle, passando da 72 a 54 buche. Pare infatti che una tempesta tropicale si abbatterà sul campo proprio in quei giorni. Si comincia comunque a giocare.
Verso la 15a buca il caddie di Lexi Thompson inizia a stare poco bene. Fa in tempo a dire qualcosa tipo “ mi sento svenire” che rovina a terra. Arrivano subito i soccorsi. Poco dopo sono costretti a tornare: un altro caddie è stato male a causa di un colpo di calore, dev’essere portato in ospedale.
Nonostante tutto, si riesce ad arrivare alla fine.
Anche le gare maschili hanno riservato sorprese, però. Una tempesta di fulmini si abbatte sul Kasumisageki Country Club, dove si stanno completando le prime buche. Intorno alle 14, i fulmini iniziano a cadere fin troppo vicini: forse è il caso di rimandare e così avviene.
Speriamo che i prossimi tornei non riservino troppe di queste sorprese. Pia illusione, dati i cambiamenti climatici in corso.
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