Qual è il campo più difficile del PGA Tour?

Definire qual è il campo da golf più difficile tra quelli giocati nel PGA Tour non è facile. Ciascun percorso ha le proprie criticità, le proprie debolezza e i propri punti di forza. Quando si parla di campi usati per delle gare, questo diventa ancora più vero: a loro modo sono tutti difficili, essendo destinati a sfide tra i maestri del golf. Se fossero banali o privi di incognite, i campioni non potrebbero dimostrare le proprie capacità.

Siamo tutti d’accordo, quindi, che i campi da golf giocati durante gli eventi del PGA Tour siano tutti difficili. Cerchiamo comunque di scoprire quali sono quelli che hanno fatto penare di più i giocatori.

CONGRESSIONAL GOLF CLUB

Il Blue Course del Congressional Golf Club è considerato uno dei più particolari, nonché difficili, del PGA Tour. Al suo interno si sono tenuti diversi eventi nel tour, tra cui il famoso AT&T Invitational. Quest’ultimo vede Professional e Amateur giocare spalla a spalla in coppie. L’evento comprende anche la possibilità di competere da soli, ma è riservata solo ai professionisti.

Nel corso degli anni, le buche del Blue Course hanno messo a dura prova più di un campione. Nel 2011, in occasione degli U.S. Open, Rory McIlroy si è guadagnato la vittoria dopo 72 buche di fuoco. Nel 2012, Tiger Woods ha vinto il secondo AT&T. Per arrivare a questo punto, però, è stato necessario operare dei cambiamenti sul percorso originale.

Inizialmente la 18a buca era un par 3 e, secondo alcuni, non richiedeva un grande sforzo per essere completata. Questo era considerato anticlimatico, specie come chiusura di un torneo di livello internazionale. Di conseguenza, dal 1964 in poi si è cercato di trovare un’alternativa al percorso originale. Alla fine il club ha deciso di invertire la direzione della 18a buca originale in modo permanente, trasformandola nella 10a e chiudendo il percorso con quella che era la 17a buca.

RIVIERA COUNTRY CLUB

Il Riviera è uno dei golf club che ha ospitato più eventi professionali, nel corso della storia. Dal 1927, tra le sue buche si tiene il L.A. Open; inoltre, è stato la cornice di U.S. Open e PGA Championship. Qui si sono battuti campioni come Ben Hogan e Phil Mickelson. E, nel 2012, il suo percorso si è guadagnato il titolo di campo da golf più ostico del PGA Tour.

Gli aspiranti campioni si sono dovuti districare tra letti di fiumi asciutti schiaffeggiati dalle correnti dell’Oceano Pacifico, bunker profondissimi, arbusti di eucalipto, ostacoli piazzati nei punti più oscuri del percorso. E poi c’è la kikuyu, originaria dell’Africa e usata per i fairway del campo da golf; questa particolare varietà di erba sembra essere dotata di vita propria, tanto è problematica.

AUGUSTA NATIONAL

Ogni anno, i migliori tra i migliori si sfidano tra le buche dell’Augusta National, in occasione dei Masters. A detta di alcuni, è la sfida più eroica e dura tra quelle che si succedono durante tutto il PGA Tour. Non solo le sue buche sono pregne di storia, non solo fanno sospirare i golfisti di mezzo mondo per la loro bellezza, ma rendono chiunque vi si approcci molto più prudente del solito.

In parte è colpa della topografia: le buche mostrano diversi dislivelli e ci sono moltissime pendenze, tra le quali la più pericolosa è probabilmente quella della 10a buca. Ci sono però anche alberi che in alcuni punti ostacolano la visuale, buche che sembrano semplici a prima vista e pronte a sorprenderti, punti nei quali basta un tiro di poco sbagliato per finire in acqua.

Insomma, una sfida per pochi.

Però non è anche questo che rende il golf così bello?


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