L’impervia storia del golf femminile

La storia del golf femminile è ricca di salite e discese, proprio come tutte le avventure. Parte come un sport da regine, finisce nel dimenticatoio, conosce una nuova primavera. Insomma, una storia impervia ma anche affascinante, che vale la pena approfondire.

La regina delle golf addict

Nell’articolo sulla nascita del golf moderno abbiamo visto che la regina di Scozia Maria Stuarda era un’amante del golf. Si dice che si sia addirittura presa una vacanza all’insegna del golf nel 1567, qualche giorno dopo la morte del marito. I suoi detrattori insinuarono che fosse stata lei a farlo uccidere, portando questa vacanza come prova della sua crudeltà.

Lungi da noi fare insinuazioni sul matrimonio della regina, ma una cosa è certa: Maria Stuarda era una golf addict fatta e finita. A onor del vero, era una sportiva a tutto tondo, che amava andare a cavallo e a caccia. Aveva addirittura avuto l’ardire di giocare a tennis in pantaloni, il che era oltraggioso per una signora e ancora di più per una regina. Tutte cose che vennero impugnate dai suoi detrattori, quando fu il momento di portarla al patibolo.

Maria Stuarda non è l’unica regina nella storia del golf femminile, forse. Ci sono documenti che potrebbero segnalare un’altra golf addict dell’eccezione: la regina Caterina d’Aragona, prima moglie di Enrico VIII. Nel 1513 scrisse una lettera al Cardinale Wolsey parlando di golf, o così almeno sembra. Gli storici non sono tutti d’accordo e qualcuno pensa che si stesse parlando di altro.

Ladies Forbidden? Non proprio

Indipendentemente dal numero delle regine del golf, il golf femminile finì nel dimenticatoio per un bel po’ di tempo. Lo sport femminile era visto di malocchio in generale, in quanto considerato troppo impudico per una signora di buona famiglia. E per le signore del popolo e le borghesi, invece?

Le donne non potevano accedere a buona parte dei campi da golf, né tanto meno alle gare (neanche come spettatrici). “Ladies Forbidden”, veramente. Eppure, le appassionate di golf esistevano e giocavano nonostante tutto.

Il 24 aprile 1738, due signore si trovarono con i mariti sui link di Edimburgo. Mentre le due giocavano, i mariti facevano da caddie e si limitavano ad assistere. L’evento era così strano da attirare una piccola folla, tra cui anche il giornalista che ne scrisse. Nella Musselburgh del 1795, invece, le pescatrici del posto trascorrevano i giorni liberi giocando a golf come “veri uomini”.

Date le premesse, ci volle relativamente poco perché accadesse l’inevitabile: nel 1820, sui Bruntsfield Links, nacque il primo golf club che accettava socie di cui abbiamo documentazione.

Da Amateur a Professional

A dire il vero non sappiamo molto del club di cui sopra, se non che accettava soci donne. Per avere un golf club dichiaratamente femminile di cui ci siano notizie bisogna aspettare il 1867, quando nacque il St Andrews Ladies Golf Club. Le signore potevano frequentare solo i green, mentre i percorsi completi erano loro preclusi.

I Bruntsfield Links sono però interessanti per un’altra ragione: il 12 gennaio 1811, avevano ospitato il primo torneo di golf femminile di cui abbiamo notizia. Come si può intuire dalla risonanza che ebbe la partitella del 1738, era strano che le donne partecipassero a tornei. Si riteneva che non avessero abbastanza spirito agonistico.

Le cose cambiarono davvero nel 1934, quando Helen Hicks divenne la prima donna Professional nella storia del golf. Firmò un contratto con la Wilson-Western Sporting Goods Company e fece faville nei tornei femminili più importanti. E non era ancora finita.

Nel 1938, la ex olimpionica Babe Zaharias fu la prima donna a partecipare ai Los Angeles Open insieme ai Professional uomini. Per 60 anni fu anche l’unica a farlo, almeno finché non arrivò Annika Sörenstam nel 1994. Ciononostante la via era stata tracciata: il golf professionale femminile era ormai realtà.


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