Qual è la storia della pallina da golf? Il golf è uno sport che è cambiato molto, rispetto a quando è nato. Non solo sono cambiate le regole e il numero di buche, ma anche le mazze da golf e perfino le palline.
Queste ultime, componente fondamentale per un buon gioco, si sono fatte via via sempre più tecnologiche ed economiche, diventando un fattore determinante per il successo del golf nel mondo.
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Si usa quello che c’è
Il golf è nato nel ‘400, più o meno. Inizialmente, è uno sport popolare, comune tra i soldati e i popolani, da giocare in qualsiasi spiazzo abbastanza grande da ospitare una manciata di buche. In questo periodo, le palline sono raffazzonate proprio come il resto del gioco.
Le prime palline da golf sono soprattutto in legno, materiale economico e abbastanza facile da lavorare. Per realizzarle si usano soprattutto legni duri, come il faggio o il bosso. In mancanza di questi, però, si può usare quello che c’è a disposizione: l’importante è giocare.
Secondo alcuni, è questa economicità iniziale ad aiutare la diffusione dello sport: chiunque, dal soldato povero in canna al nobile di buona famiglia, può prendere una palla in legno e un bastone e iniziare a giocare.
Le “featherie”, le palline per eccellenza
Le cose cambiano con la nascita delle “featherie”, le palline da golf per eccellenza nel corso della storia. Dalla fine del 1500 fino al metà del 1800, tutti i golfisti seri usano queste palline; pian piano, le palline in legno spariscono e rimangono un ricordo.
Le featherie altro non sono che sacchetti di pelle riempiti con piume d’oca, cucite insieme e dipinte. Rispetto alle palline in legno sono più leggere e offrono un’esperienza di gioco migliori. Purtroppo, sono anche più fragili e molto più costose.
Per realizzare una singola pallina serve un intero secchio di piume d’oca, nonché un lungo lavoro di ago. Si stima che un artigiano riesca a cucire pressapoco 4 palline al giorno, il che spiega perché costino molto più delle palline in legno. E poi c’è il problema del monopolio, certo.
Nel 1618, James Melvill diventa l’artigiano ufficiale di re Giacomo VI e si accaparra un monopolio di 21 anni sulla produzione di palline da golf. Di tutte le palline da golf d’Inghilterra, non solo di quelle destinate al re. Le featherie che non riportano il suo marchio, devono essere subito confiscate.
Il problema con queste palline
Il prezzo è solo uno dei problemi delle palline di pelle e piume. Il vero problema con le featherie è che sono delicate, fin troppo per uno sport come il golf.
Pur essendo compatte da asciutte, da bagnate diventano molli e inutilizzabili. Molti artigiani cercano di impermeabilizzarle, ma i tentativi falliscono in maniera sistematica. Un problema, se pensi a quanto possono diventare umidi i campi da golf in Inghilterra e in Scozia.
Anche da asciutte, le palline rimangono facili da rovinare e durano massimo un paio di round. In più, è facile romperle con colpi troppo forti. Quest’ultimo punto spiega perché si continuano ad usare le mazze da golf in legno fino a metà ‘800: le teste in ferro aprono le palline in pelle nel giro di pochi buche.
La nascita delle “guttie”, le palline moderne
La diffusione delle mazze da golf moderne, dotate di testa in ferro, è legata alla nascita delle “guttie”. Si tratta di palline realizzate con la linfa secca della sapodilla, una sostanza simile alla gomma e facile da modellare finché calda. Neanche a dirlo, le guttie sono infinitamente più economiche e robuste delle featherie.
Nel 1846, il giovane Robert Adam Paterson realizza la prima pallina in gomma della storia. All’inizio, quasi nessuno presta attenzione a questa ennesima invenzione. Pian piano, però, l’economicità e la robustezza delle guttie conquistano sempre più giocatori; alla fine degli anni ‘60 del 1800, le palline in pelle e piume sono una rarità per eccentrici.
Il grande merito di queste palline è anche popolarizzare il golf, facendolo tornare lo sport per le masse che era agli inizi. Grazie all’uso della gomma per le palline e dello stampaggio del ferro per le mazze, sempre più persone possono permettersi di giocare a golf.
Una questione di dimensioni
Nel corso degli anni, le palline di Paterson si evolvono e diventano sempre più performanti. C’è solo un problema: le palline britanniche e le palline statunitensi hanno dimensioni diverse; 1,62 pollici le prime e 1,68 pollici le secondo.
Finché si parla di Amateur, non è un grosso problema. Come fare quando si passa al professionismo, però? Serve uno standard valido in tutto il mondo del golf, per facilitare l’organizzazione di tornei internazionali. Eppure, si fa fatica a raggiungere un compromesso.
Ancora nel 1970, le palline britanniche sono del 3,7% più piccole di quelle statunitensi. Viene proposto di adottare tutti una pallina da 1,66 pollici, ma la cosa cade nel vuoto e viene ritirata nel 1973. Nel 1974, l’R&A vieta l’utilizzo della pallina britannica al British Open, così da creare uno standar quanto meno nei tornei major.
L’ultima fase dell’epopea si ha nel 1990 quando, finalmente, la misura standard delle palline da golf diventa quella statunitense. In questo modo, si evitano tiri troppo lunghi rispetto alla lunghezza delle palline e, soprattutto, si può finalmente giocare tutti con la stessa pallina.
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