In teoria, abbiamo già parlato degli hole-in-one più lunghi nella storia del golf. Abbiamo infatti parlato dei condor, ovvero quando si completa la buca con -4 sul par. Il fenomeno è così improbabile da essere al limite con l’impossibile, con solo una manciata di casi documentati.
In questo articolo usciamo dalla mera leggenda e si concentriamo su hole-in-one sì incredibili, ma ben documentati. Vediamo infatti quali sono stati gli hole-in-one più lunghi nella storia del PGA Tour, eseguiti quindi da Professional sotto gli occhi attenti di giudici e spettatori.
Sono più frequenti (un Professional del PGA Tour ha 1 probabilità su 3.000 di fare un hole-in-one), ma non per questo meno spettacolari.
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Jonathan Byrd, Justin Timberlake Shriners Hospitals for Children Open 2010
Al terzo posto di questa piccola classifica c’è Jonathan Byrd, che durante l’edizione 2010 del Justin Timberlake Shriners Hospitals for Children Open fece un hole-in-one di ben 186,5 metri. Il tiro, oltre che essere già di per sé spettacolare, fu determinante per la vittoria del torneo.
Byrd era pari merito con Martin Laird e Cameron Percy: avevano tutti e tre completato le 72 buche con un punteggio di -21 e stavano giocando i play-off. Nonostante gli sforzi, i tre sembravano incapaci di superarsi a vicenda, almeno fino all’ultimo tiro di Byrd.
L’uomo decise di colpire la pallina direttamente dalla tee box, senza sostegno. Decisione che si rivelò decisiva, dato che riuscì a metterla in buca in un solo colpo.
Jerry Barber, Buick Invitational 1962
Per il secondo posto bisogna fare un bel salto nel passato, fino al Buick Invitational del 1962. In quella occasione, il precedente campione dello US PGA Jerry Barber fece il primo hole-in-one mai trasmesso in televisione.
Barber stava giocando l’ultimo round del torneo ed era arrivato alla 17a buca del percorso. In piedi sul tee, spedì la pallina attraverso 203 metri di campo direttamente sul green. Guardando le registrazioni, si può notare che la pallina cadde in un primo momento sul green. Invece di fermarsi, però, rimbalzò con forza sul terreno e volò dritta in buca.
Quello di Barber fu un momento storico per il mondo del golf televisivo, accolto dalla folla con urla di gioia e di stupore. Un momento magico, niente da dire.
Andrew Magee, Phoenix Open 2001
In cima alla classifica c’è Andrew Magee, con un hole-in-one lungo ben 303,5 metri eseguito sulla 17a buca del TPC Scottsdale. Il suo hole-in-one è anche l’unico ad essere stato eseguito su una buca par 4 durante un torneo del PGA Tour, ovvero il Phoenix Open del 2001.
Arrivato al tee della 17a buca, Magee colpì la pallina in direzione del green. Questa superò il fairway in volo, cadde sul green, colpì il putter di Tom Byrum e rimbalzò dritta in buca. Un colpo di fortuna inaspettato, non c’è che dire. Lo stesso Magee sembrava non credere ai propri occhi.
A volte funziona così: dove non arrivano la tecnica e la strategia, lo fa un (bel) pizzico di fortuna.
hole-in-one da record uguale a campione?
Un hole-in-one da record fa scena, ma non è comunque sinonimo di bravura incontrastata. Tiger Woods è forse l’esempio più palese: nonostante sia considerato uno dei migliori golfisti nella storia, ha all’attivo ben pochi hole-in-one e nessuno da record. Nella sua intera carriera da professionista, ne ha fatti appena 3.
Le cose non cambiano se andiamo a vedere le prodezze di altri campioni. Phil Mickelson se la cava meglio di Woods in fatto di hole-in-one, ma ne conta comunque 5 nell’intera carriera. Coloro che hanno fatto in assoluto più hole-in-one sono Robert Allenby e Hal Sutton, con 10 hole-in-one a testa, nessuno da record.
Cosa dimostra questo? I record possono fare scena, ma sul lungo periodo è ben altro che conta.
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